Il Kolovrat

Le foto dell'epoca sono una fotografia di quanto visibile al pubblico in loco.

Il Kolovrat è una catena di cime la cui altezza media supera di poco i mille metri. Oggi segna il confine tra Italia e Slovenia. Pure prima dell'inizio del primo conflitto mondiale la linea di confine correva su queste cime; allora segnava il confine tra il Regno d'Italia e l'Impero Austroungarico.

I Paesi situati sulla pendice rivolta a sud appartengono all'Italia, e più precisamente al comune di Drenchia. Fanno eccezione Livske Raune, Livek e Golobi che appartengono alla Slovenia e si trovano ai piedi del Kuk - Monte Cucco; questi tre paesi, allora appartenevano all'Impero Austroungarico.

Drenchia di Sopra e Drenchia di Sotto, due piccoli paesini. La sede del comune è a Kras.

 

Sulle pendici di questa catena rivolte a nord troviamo un solo paesino: Foni, noto perché fu attraversato da Rommel nella sua fulminea azione di conquista di tutta questa zona.

Il versante nord del Kolovrat, ai piedi del quale scorre l'Isonzo.

Ecco come Rommel disegnò questo luogo.

L'importanza strategica di queste cime fu notevole nel corso del primo conflitto mondiale, in quanto da esse si domina la valle che da Caporetto conduce a Tolmino e così pure i pendii delle montagne situate sulla parte opposta di questa vallata.

La conca di Tolmino vista dal Kolovrat. A destra l'Isonzo - Soča

Caporetto - Kobarid visto dal Kolovrat.

L'Isonzo - Soča visto dal Kolovrat.

 Si può intravedere l'ossario e il ponte Napoleonico.

Questo ponte  verrà fatto saltare dagli Imperiali il 24 maggio 1915 per impedire il passaggio all''esercito italiano oltre il fiume Isonzo.

L'ossario, situato a Caporetto, nel quale riposano i resti dei soldati italiani caduti nel corso del primo conflitto mondiale

foto simaz.d

 

Il Monte Nero - Krn visto dal Kolovrat.

foto simaz.d

Dal Kolovrat la visione spazia pure verso l'Italia e si estende fino al mare Adriatico.

Come si può comprendere, essendo questa catena a confine tra il regno e l'impero, è da qui, oltre che da altri luoghi, che il 24 maggio  l'esercito italiano partì nella sua invasione nelle terre ex amiche, poi diventate nemiche.

La valle dello Iudrio vista dal Kolovrat. Il fiume Iudrio - Idrija segnava il confine tra il Regno d'Italia e l'impero Austroungarico.

Trincea che guarda verso lo Iudrio posta sul pendio sud del Kolovrat.

Le prime ad essere conquistate nella loro interezza furono le varie cime come pure le cime dei monti accanto (Jeza, Globočak). Nonostante il nemico avesse abbandonato la zona, l'avanzamento avvenne con lentezza. Ciò non toglie che fu qui che cadde il primo soldato italiano. Testimonianze di allora degli abitanti di Caporetto riportano come il 24 maggio dal basso si vedessero le pendici del Kolovrat e del Matajur brulicare di soldati, come se fossero dei grandi formicai.

Solarie -  Monumento a Riccardo di Giusto, primo caduto della grande guerra.

Dal versante est del Kolovrat una strada conduce alla piana sottostante nella conca di Tolmino. La valle che vediamo e la Val Kamenca allo sbocco della quale c'è il paese di Volče -Volzana. 

L'esercito italiano non riuscirà mai ad oltrepassare la piana di Tolmino. Al centro di essa si trovava una linea difensiva chiamata: "Testa di Ponte di Tolmino". Qui si svolsero battaglie sanguinosissime e questa linea tenne.

Val Kamenca - I rilievi che danno origine a questa valle sono: a destra Costa Duole e a sinistra Costa Raunca.

La sommità piu elevata del costone di Rauanca è il Hlevnik (886 mt.), poi digradando la Senica (576 mt.)

 

Costa Duole parte dalla Bukova Ježa (958 mt.), poi digradando il Veliki Spik (726 mt.) 

 

 

Alla sinistra vediamo il paesino di Kamnica, situato nella valle, e da il nome alla valle stessa.

 

 

Luicco e i paesini accanto furono invasi scendendo dalle pendici del Matajur. Singolare è il racconto che riporta come, per giungere a Luicco, gli Italiani presero  una donna nel paesino di Jevšček, situato sulle pendici del Matajur e la costrinsero ad accompagnarli fino a Luicco. Nel tragitto l'ufficiale al comando le chiese informazioni sulla presenza di soldati in zona e cosa facesse il suo marito. La donna rispose che il suo marito era soldato e che stava servendo al sua patria (l'Impero Austroungarico). L'ufficiale le disse che se l'avessero incontrato avrebbero dovuto ucciderlo, per non essere uccisi a loro volta. La donna rispose che ciascuno serve la propria patria. Giunti a Luicco la donna venne rilasciata. 

Proprio a Jevšček, il paese di questa donna si fermo a dormire Rommel il 25 ottobre 1917.

Luicco - Livek

Celpetischis- Ceplešišč, uno degli ultimi paesi prima di attraversare valico di confine e poi giungere a  Luicco-Livek, allora sotto l'Impero.

Questo era uno dei valichi che gli abitanti delle Valli del Natisone dovevano vigilare ai tempi della loro appartenenza alla Repubblica Veneta.

Oggi la strada che partendo da Cepletischis conduce a Luicco, per poi scendere poi fino a Caporetto, conduce pure sul Kolovrat e lo attraversa ad anello. 

 

Cippi confinari risalenti ai tempi della Reppubblica Veneta. Anche allora i confini tra Venezia e Vienna passavano su queste cime.

Sulle pietre sono scolpite le insegne degli Asburgo e il leone di San Marco.

Il Kolovrat venne fortificato. Furono costruite trincee, caverne per deposito di armi e munizioni, ed anche rifugi per i soldati.

Caverne scavate nella roccia.

Trasporto di cannoni e munizioni. 

Trincee.

Sul Kolovrat sono ancora ben visibili le trincee e i camminamenti che solcano queste colline come rughe. Ai tempi del conflitto non c'era la vegetazione attuale.

Da foto dell'epoca esposte sul Kolovrat vediamo come queste cime fossero prive di vegetazione.

Di questo saliscendi di alture allineati in direzione est-ovest, tre sono i punti più significativi: il Nagnoj, il Trinski Vrh o Monte Piatto e il Pod Klabuk, chiamato anche Na Gradu, ovvero la famosa quota 1.114

La cima del Nagnoj

Il Trinski Vrh

Quota 1.114 - Podklabuk o Na Gradu

 

Quota 1.114 - La cima.

La quota 1.114 o Na Gradu e anche Podklabuk, era il fulcro della linea difensiva presente sul Kolovrat. Non per niente l'Imperatore avrebbe conferito l'onoreficenza "Pour le Mérite" a chi l'avesse conquistato. Questa onoreficenza se la guadagnò il tenente Schöner, dopo che il suo comandante intimò a Rommel di stare lontano da quella cima. Rommel, bravo, ma ancora sconosciuto, conduceva l'attacco al monte da nord e passando attraverso il paesino di Foni, si stava avvicinando alla cima.  Ricevuta l'intimazione di allontanarsi, Rommel  obbedì e si diresse verso Livek. La difesa che qui gli Italiani misero in atto fu esemplare, ma il nemico era troppo superiore. 

Ecco come Rommel disegnava il Podklabuk.

Trincee a quota 1.114

L'esercito italiano considerava il Kolovrat come una fortezza inespugnabile, cosi come fu sullo schieramento opposto, inespugnabile il Mrzli Vrh. 

Oltre ai  cannoni cannoni di grosso calibro che raggiungevano le sottostanti postazioni avversarie, come pure quelle situate a quote più elevate (Monte Nero, Mrzli Vrh), erano presenti più linee di difesa con trincee e filo spinato. Chiunque si fosse azzardato a salire su queste cime sarebbe stato falciato dalle mitragliatrici o dilaniato dalle bombe a mano.

In effetti su questa catena era concentrata una massa di fuoco incredibile. Nonostante questo, il 24 ottobre 1917, giorno dell'attacco Austroungarico tutto tacque.

 

Dopo l'intensissimo bombardamento di quella notte le singole postazioni si trovarono isolate dai centri di comando che avrebbero dovuto ordinare la risposta al fuoco. Bisognava sparare a valle dove gli Austroungarici irrompevano, ma dove erano situate anche le prime linee italiane, coperte da una nebbia fittissima. 

Molte postazioni difensive vennero distrutte, in altre i gas asfissianti sortirono il loro effetto, in altre ancora si giocava a carte. Fuori pioveva e nelle postazioni in seconda linea ci si sentiva più al sicuro. Numerosi soldati vennero sorpresi e catturati senza che riuscissero a imbracciare le armi.

Trincea situata a nord, sotto Na Gradu. Da qui si domina la valle e la strada che da Caporetto conduce a Tolmino.

 

Na Gradu - Trincee

 

 

Proseguendo verso ovest incontriamo il Monte Piatto o Trinski Vrh la cui cima raggiunge i 1.138 metri. Fu in questi paraggi che Rommel passò la notte tra il 24 e 25 ottobre 1917, alla fine del primo giorno della contro offensiva austro-germanica.

Il Kolovrat visto dal Nagnoj. L'ultima cima è la "quota 1.114"

 

Il Monte Piatto

Tra il Trinski Vrh e il Podklabuk c'è una via che conduce dall'Italia alla Slovenia, allora dal Regno d'Italia all'Impero Austroungatico: il passo Zagradan. Si tratta di una leggera depressione tra le due cime.

Ecco come una fotografia esposta in loco ci fa vedere il passo Zagradan visto da est.

Qui lo vediamo dal Podklabuk.

Zagradan. Resti della prima guerra. 

Zagradan oggi. Resti della guerra fredda.

Un incontro mancato.

La sera del 24 ottobre il generale Villani, aveva il suo posto di comando sul monte Ježa, vicino alla prima linea, sebbene il suo quartiere generale fosse a Clabuzzaro. 

Badoglio aveva assegnato a Villani il compito preciso di difendere il monte Ježa. Questi disse di essere disposto a morire piuttosto che cedere questo monte.

Rimase lì fino alle 17; nel frattempo, si facevano vicinissimi gli Austro - Germanici. Gli scontri furono violentissimi e molti soldati perirono.

Provò poi, e non senza difficoltà, a raggiungere il passo Zagradan. 

Non avrebbe neppure potuto immaginare che quella stessa sera, in quei paraggi, forse distante solo un centinaio di metri bivaccava pure Rommel. 

Il generale sorpreso dagli imperiali si dette precipitosamente alla fuga. Raggiunse il paese di Clabuzzaro. Chi lo vide disse che aveva i vestiti a brandelli ed era ricoperto di fango. 

A lui va dato il merito di essersi avvicinato alla prima linea per verificare quello che stava accadendo.

Badoglio aveva da poco trasferito il suo posto di comando situato sull'Ostri Kras in un posto più sicuro: il paesino di Kosi. 

Era pure entrato in possesso dei piani precisi della eventuale contro offensiva degli Austro-Germanici. Data e luoghi di arttacco! 

I furiosi bombardamenti che precedettero l'attacco avevano lo scopo di distruggere tutto: dai recinti di filo spinato alle linee telefoniche. E così fu!

Dall'Ostri Kras avrebbe avuto la possibilità di vedere molto bene il campo di battaglia, invece passò quella notte attaccato ai telefoni, imprecando perché questi non funzionassero. Verso le 11 da Carraria, a chi lo cercava per ricevere ordini, seppe solamente dire che c'era stato un cannoneggiamento notturno, nulla di più.  

Qualche giorno prima, Badoglio, parlando ai suoi soldati, disse di possedere tanti cannoni da fracassare il nemico.

Dai circa 700 cannoni italiani non partì un colpo! 

Il generale Villani che non poté mantenere l'impegno dato a Badoglio si suicidò il 26 ottobre nelle scuole elementari di San Leonardo.

Poco tempo prima confidò al parroco di San Volfango di essere stato mandato li a morire.

Del resto era quello che accadeva ogni giorno ai suoi soldati ...

 

Il paese di Clabuzzaro.

La catena del Kolovrat termina ad ovest con il Nagnoj, alto 1.193 metri. Su questa cima gli Italiani nella mattinata del 25 ottobre opposero al nemico una strenua resistenza, ma alla fine furono soprafatti. 

La cima del Nagnoj

Il monte Cucco - Kuk sul quale si svolse l'ultima battaglia su queste cime nei giorni della controffensiva Austro-Ggermanica. 

Pure qui gli Italiani opposero una strenua resistenza, e questo lo si può dedurre dai  morti trovati sul posto. 

Rommel diede ordine alle proprie artiglierie di concentrare il fuoco su questa cima, e così fu fatto. Alla fine annottò con soddisfazione sui suoi appunti la precisione della sua artiglieria. 

Il Monte Cucco - Kuk - Sullo sfondo il Matajur 

Ai piedi del Cucco troviamo tre paesini; Livške Ravne che si intravede a sinistra nella foto sopra, Luicco - Livek e Golobi. 

Se Rommel passò tranquillamente attraverso Livške Ravne tra i soldati italiani che lo osservavano o si davano alla fuga, a Luicco e in particolare a Golobi ci furono durissimi combattimenti. Nel paesino di Golobi furono rinvenuti una trentina di soldati italiani morti e oltre una cinquantina tra Luicco e la campagna circostante. 

Ai morti venivano tolte le scarpe; queste venivano usate dagli imperiali in quanto molti di essi ne erano privi. 

Golobi, paesino accanto a Luicco. Entrambi si trovano tra il Matajur e d il Kuk.

Oltre al monumento a Riccardo di Giusto situato a Solarie, troviamo nel paesino di San Volfango un altro monumento dedicato ai caduti della guerra.

Riccardo di Giusto fu temporaneamente seppellito a San Volfango dove esisteva un cimitero di guerra, poi le sue spoglie vennero trasferite definitivamente nel cimitero monumentale di Udine. 

Il cimitero di guerra, non più esistente, in una foto dell'epoca.

Sul Kolovrat troviamo ancora un monumento che ricorda un  alpino caduto non in tempo di guerra: Zanuso Giuseppe.

L'iscrizione dice: vinto dalla tormenta il 25-01-1929

 

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