Il mago di Mersino – Marsinski čarovnik

 

Stefano Gorenszach (Stefan Gorenszach) soprannominato il mago di Mersino è stato un personaggio famoso in queste valli per la sua fama di medico guaritore. Benché vissuto nel 1800 (29/03/1822 – 08/01/1907) il Gorenszach ancora oggi, oltre a suscitare pura curiosità, ci attrae per quella  “empiricità scientifica” che ha caratterizzato il suo operato. Metodo, diagnosi e terapia. Queste sono le parole che fanno del Gorenszach qualcosa di più di un semplice guaritore, quasi un ricercatore. Nato a Mersino, in comune di Pulfero, nel borgo Marseu (Marseli), ha trascorso tutta la sua vita in quei luoghi che gli hanno pure fornito la materia prima per la ricerca e la sperimentazione, ovvero tra le piante e i fiori.  Non c’è bisogno di ricordare quanto siano ricche oggi le nostre valli di questi due elementi,  immaginiamole al passato quando tutto era un enorme prato ordinato. Il Gorenszach non  improvvisava nulla; tutto il suo sapere era il frutto dell’osservazione dei fenomeni che egli aveva a lungo e puntualmente annotato; solo in seguito scaturivano le diagnosi e le cure. Di queste sue ricerche e annotazioni esistono tutt’oggi gli scritti originali. Gran parte delle sue diagnosi si basavano sull’osservazione delle urine. Questa osservazione assunse un carattere di maggiore scientificità quando il Gorenszach si munì di un microscopio.  La terapia veniva eseguita somministrando  preparati  a base di erbe o sostanze chimiche allora conosciute. Egli era un bravo medico (praticava la medicina), ma soprattutto  un bravo farmacista. Un altro aspetto del Gorenszach che suscita curiosità è il fatto che lo stesso sapesse leggere e scrivere, cosa abbastanza infrequente per quei tempi,  sopratutto per uno che di professione faceva il contadino. Certamente ci troviamo di fronte a  una di una persona ricca di talento, con una spiccata predisposizione all’apprendimento  e una notevole capacità e autonomia nell’elaborazione delle nozioni scientifiche apprese. Senz’altro una parte del suo sapere derivava dalla lettura di alcune pubblicazioni che toccavano vari campi della scienza e che in quei tempi avevano qualche diffusione pure nella nostre valli  (pubblicazioni della Mohorieva Družba di Klagenfurt scritte in lingua slovena e probabilmente qualche altro testo in lingua italiana ). Egli stesso nell’annotare una cura cita espressamente la fonte dalla quale la ha appresa. Il fatto di conoscere i prodotti  e i preparati di cui disponevano le farmacie di allora fa presumere che ci fossero contatti anche con la farmacia ufficiale, anche se da questa riceverà ostilità che sfoceranno in denuncie per l’esercizio abusivo dell’arte medica.  Le stesse ostilità saranno  riservate a suo figlio Matteo, il quale continuerà a praticare l’attività del padre a Cividale del Friuli, dove si trasferirà.

   

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